Marchigiano, classe 1912; formatosi prima al Convitto Nazionale di Macerata, all’Accademia d’Arte romana poi. Si aggiunga l’arruolamento per l’Africa e di seguito in Russia fino al ’42; egli diviene, tra professione e coscrizione, uno dei molti “protagonisti quotidiani” del suo secolo.
Il giovane Cleto si apre alle ricerche italiane del primo ventennio del Novecento visitando una mostra. Nel 1922 presso la nativa Ascoli Piceno si tiene la I Esposizione Futurista, allestita dal pittore architetto maceratese Ivo Pannaggi (redattore nel ‘22 stesso con Marinetti e Palladini del Manifesto dell’Arte Meccanica Futurista, allievo del Bauhaus). La cittadina diviene allora ospite di grandi nomi, a livelli diversi popolari per i Manifesti, il succès de scandale, le serate futuriste: Balla, Depero, Sironi, Boccioni, Prampolini. Lo stesso Pannaggi, una generazione minore dei primi marinettiani, ormai stimato ne effigia ritratti e caricature.
Capponi, forse non a caso, emerge con il Ritratto. Nel 1934 Primo Carnera, pugilatore icona, si esibisce ad Ascoli. Il Nostro lo immortala, ed il lavoro viene destinato alla pagina locale del quotidiano Il Messaggero. A Roma tuttavia la redazione centrale si accorge del nuovo talento, e il Carnera dal sorriso smeriglio finisce sulla pagina sportiva nazionale. In conseguenza della fortuita ribalta, l’organo ufficiale del Regime, Il Popolo d’Italia, decide di assoldare il disegnatore per i propri frontespizi, consacrandolo così ad una produttiva ancorché fulminea carriera. Per Popolo d’Italia saranno due serie di immagini: la Galleria di contemporanei, ove figurano tra gli altri Hindemburg, Roosevelt, Hitler, e la Galleria del Regime, dove si trovano interessanti rivisitazioni dei mostri sacri De Bono, Balbo, De Vecchi e così di seguito.
La produzione di Capponi spazierà anche alla pittura ed alla scultura, declinazione di uno stile tardo futurista senza attive innovazioni. L’originalità invece si mostra nella appassionata ricerca del Disegno. Emulo di un futurismo all’epoca sua già decadente, già in qualche dissidio con il PNF, ma qui vivo nella sua applicazione al Ritratto, equilibrato tra modernità e resa somatica-psicologica.
Capponi un futurista: pur fuori dai tempi, egli fa sua la concezione fisica umana del gruppo, assorbita a partire dalla Esposizione maceratese del ‘22. “Noi proclamiamo che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi”, recita il Manifesto tecnico della pittura futurista (Milano, 1910). Il regista Anton Giulio Bragaglia all’epoca sperimentava una fotografia parallela a tali presupposti, riprendendo a scatti continui un corpo in moto costante e ripetitivo (corse, oscillazioni…), col risultato di un’unica scia ottica di frammenti scomposti e fluidi. L’indirizzo artistico dunque rimanda a due elementi fondamentali: linea e movimento. La linea, primo fattore, scinde concretamente i volumi complessi, ne concettualizza la funzione all’interno del corpo. Si tratta direttrici energetiche, mai schematiche e sempre diagonali, dinamiche; a rendere cioè non tanto una struttura, ma la vitalità interna ad essa. Quanto al secondo elemento, il moto, esso traspare da come il futurista costruisca lo spazio, e quindi le relazioni fra corpi vibranti; in una parola esso traspare dalla composizione dell’opera, organizzata a strutture centrifughe, centripete, direzionali. Su questa base si innesta un ulteriore sviluppo, dato dal colore. Accostamenti contrastativi, per dare forza o ribaltare i piani spaziali; colori ora stesi per filamenti diluiti (Boccioni, Carrà), ora campiti a geometrie di pigmento quanto più puro (Depero).
Per il genere Ritratto, internamente all’esperienza futurista guardiamo alle prove sulla persona di Filippo Tommaso Marinetti. Del poeta fondatore esistono diverse immagini, da Carrà a Depero, Prampolini, Rosso, la Zatkova. Interessante, pensando poi al Nostro, la versione di Gino Severini (1913); qui difatti osserviamo i principi generali di linea e composizione, ma anche un colorismo affidato al solo conflitto luce-ombra, tra bianco e nero. Ivo Pannaggi, già ricordato, lo immortalerà (1927) in due dimensioni, affidando a pochi segni la resa di un broncio sardonico. Ma più tardi (1939, Fig.1) un altro marchigiano, Sante Monachesi, ritrarrà Marinetti declinando la regola al completo: il profilo di tagli dichiaratamente angolari, luci ed ombre rotte nelle pieghe fra pieno e vuoto, il mento che scompare nell’aria di un’impennata.
Fig. 1: Sante Monachesi, Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti, 1939
Su questa linea tutta regionale calcata da Pannaggi e Monachesi, diamo infine un’occhiata a quello che forse è il capolavoro delle serie capponiane: il ritratto del Re Vittorioso Vittorio Emanuele.
La presa frontale del volto interpella con immediatezza il rimirante. Entriamo a gamba tesa nella psicologia del personaggio. Le partizioni anatomiche facciali sono scisse da linee diagonali, che insieme formano come un mosaico di istantanee affiancate. Il moto centripeto, suggerito dal doppio angolo naso-orecchie e naso-baffi, è bruscamente richiuso dalle linee spioventi delle guance, cui fanno eco i netti spacchi degli zigomi. L’ombroso Re Soldato, così detto per la sua presenza in prima linea fra le trincee della Grande Guerra, è qualificato da forti tinte chiaroscurali; queste, seguendo la frantumazione lineare, accentuano la tensione muscolare e l’imperscrutabilità dello sguardo che, nella finzione disegnativa come sovente nella realtà, viene celato dietro una visiera militare. Non manca, nell’opera di Capponi come nelle istanze artistiche ispiratrici, il richiamo caricaturale; anch’esso qui traspare, benché meno di altri casi data la natura del ritrattato. Tuttavia non si può riferire le Gallerie al genere Caricatura, in quanto perlopiù difetta la vis polemica che marcò l’essenza del futurismo. Forse i connotati vengono ridicolizzati maggiormente quando il soggetto è un esponente delle nazioni nemiche, ma non più di tanto. Fra nemici e amici la par condicio di modernità e scherzo è abbastanza distribuita. L’occhio del Regime permette l’estro, per cui il giovane disegnatore lascerà un’interpretazione coinvolgente dei suoi personaggi; ma esso vigila perché al tono dissacrante faccia sempre fronte un limite.
L’occasione per ammirare in fila i fogli del Popolo d’Italia fregiati dal Nostro è stata una mostra ad Ascoli nel 2009-2010. Futurismo inedito – i ritratti nascosti: il merito dell’evento fu di riportare in luce la carriera di uno sperimentatore tardo futurista che, benché minore, meriterebbe almeno un breve opuscolo reperibile sul web. Teniamo difatti a ricordare come su Internet Cleto Capponi non esista (no, nemmeno su Wikipedia), quando ad oggi ovviamente l’esistenza multimediale è discriminante. L’altro merito dell’esibizione è stato richiamare lo sguardo del pubblico sul Ritratto futurista, che nel movimento ha sortito effetti degni ma anch’essi non troppo noti. Del futurismo, nei moduli istituzionali universitari, per solito si focalizzano frettolosamente giusto alcuni studi di movimento e luce (il Dinamismo di un cane di Balla, Boccioni nelle Forme uniche della continuità nello spazio, etc.); il tutto spesso per parare assai più diffusamente al Cubismo, quando non per farne una chiosa. Ecco dunque come il grande pubblico possa legittimamente ignorare il settore.
Il materiale esposto ad Ascoli fu organizzato secondo il confronto di Capponi con Balla, Dottori, Monachesi e Pannaggi, riunito dalle collezioni civiche maceratesi con l’Archivio Sante Monachesi di Roma. Oggi, se di questa esperienza si voglia avere un saggio, invitiamo i curiosi ad una gita tra la Pinacoteca civica di Macerata e Via del Babuino 51 a Roma.
Ferruccio Botto
Con amicizia letto da Arnaldo Mitola e Beniamino Peruzzi
Bibliografia
– Stefano Papetti (a cura di), Futurismo inedito – i ritratti nascosti, Ascoli Piceno, Palazzo dei Capitani, 3 dicembre 2009/21 febbraio 2010, Ascoli Piceno, ed. Lìbrati, 2009;
-Sabrina Carollo, I Futuristi, Firenze-Milano, Giunti editore, 2004;
– Arte e Arti online magazine, ultima consultazione URL 25/11/2015 ore 18.11 http://www.artearti.net/magazine/articolo/ascoli_piceno_svela_il_futurismo_di_cleto_capponi/
Immagini
-Copertina: Cleto Capponi, Il Re Vittorioso – ritratto di Re Vittorio Emanuele III di Savoia, 1934, Roma, Archivio Sante Monachesi, carboncino su carta. ©Copyright Arte e Arti 2003-2015; ultima consultazione URL immagine 26/11/2015 ore 18.12 http://www.artearti.net/assets/images/uploads/fig_3_Re_Vittorioso.jpg
-Fig.1: Sante Monachesi, Ritratto di Filippo Tommaso Marinetti, 1939; ©Copyright ICCU 2015; ultima consultazione URL immagine 26/11/2015 ore 18.11 http://www.internetculturale.it/opencms/opencms/immagini_pagine/pag075-foto03-g.jpg