E’ passato già un mese da quando ho terminato le due settimane di volontariato presso il padiglione dell’Unione Europea all’Expo. Ho fatto ordine tra i miei pensieri entrando nel pieno ritmo della routine e mi fa piacere mettere per iscritto cosa mi ha spinto a questa esperienza e soprattutto ciò che mi ha lasciato.
Sono venuta a conoscenza di questa opportunità l’inverno scorso, leggendo articoli sull’Expo ormai alle porte. Dapprima curiosa, poi sempre più convinta a inoltrare la mia candidatura, ho riflettuto sulle motivazioni che potevano spingere una ragazza ventenne, studentessa di Relazioni Internazionali, a fare una tale esperienza. Semplice: l’opportunità di conoscere altri giovani, di interagire in un ampio contesto multiculturale, di approfondire le politiche dell’UE in ambito alimentare e di vedere l’esposizione universale nelle sue tante sfaccettature. Fare volontariato presso l’Expo diventava quindi molto più di un’esperienza da aggiungere al curriculum: era un’occasione importante per conoscere le tematiche di Expo – la sostenibilità ambientale, una sana e corretta alimentazione, la povertà e le disparità socioeconomiche, affrontate per la prima volta su scala mondiale – e per scoprire come i suoi protagonisti – dal Brasile alla Cina, dall’Italia all’Angola – avevano interpretato il messaggio universale Nutrire il pianeta, energia per la vita.
Il percorso per diventare volontario non è così semplice come si potrebbe credere e non basta solo dare la propria disponibilità. Innanzitutto, viene fatta una selezione sulla base dei curricula, delle motivazioni e delle competenze linguistiche. Successivamente, bisogna sostenere un colloquio durante il quale il candidato deve dimostrare di essere a conoscenza delle ragioni di Expo e, nel mio caso specifico, della partecipazione dell’Unione Europea. Infine, bisogna seguire un corso online strutturato in moduli con annesso test finale. Seguire questo percorso di formazione consente ai volontari di acquisire dimestichezza con i loro compiti, ancor prima di mettere piede in Expo.
I volontari presso i padiglioni si occupano dell’accoglienza dei visitatori, della facilitazione della visita e della diffusione di contenuti e conoscenze; quelli presso il padiglione UE sono dei veri e propri rappresentanti della cittadinanza europea e in particolar modo della sua gioventù. E’ indispensabile, perciò, che essi abbiano passione per l’Europa e ne condividano i principi riguardo alle tematiche di Expo. Trovo che la partecipazione dell’UE sia fondamentale poiché sicurezza, qualità e sostenibilità alimentare sono obiettivi urgenti che richiedono una maggiore coesione tra gli stati membri e un dibattito autorevole oltre i confini nazionali. Questa convinzione ha sciolto ogni dubbio a candidarmi a questa esperienza, consapevole che con il mio contributo avrei portato all’attenzione dei molti visitatori l’impegno dell’UE in questi ambiti.
Tale prospettiva mi ha accomunato ai volontari con cui ho condiviso queste due settimane, giovani provenienti da tutta Europa, con stimolanti esperienze formative alle spalle. Abbiamo da subito costruito un rapporto di amicizia basato sul lavoro di squadra e coltivato nelle ore libere dai turni trascorse in compagnia. Con molti di questi ragazzi sono rimasta in contatto e spesso rievochiamo episodi divertenti vissuti insieme.
Questa esperienza è stata anche l’occasione per avere la mia opinione sull’Expo. Ho trovato che alcuni paesi hanno interpretato in maniera chiara e originale il tema suggerito, mentre altri hanno mancato il bersaglio. Ciò non è dipeso sempre dalla disponibilità economica, ossia da quanto ciascun paese ha potuto investire nella sua partecipazione, quanto da un autentico interesse per il tema della manifestazione. Ho trovato che una buona parte dei padiglioni sensibilizza l’opinione collettiva riguardo allo spreco, ai disturbi alimentari e all’impatto ambientale, mentre altri sorvolano su queste tematiche limitandosi ad una promozione dei loro prodotti, perdendo quindi un’opportunità unica.
Del mio periodo ad Expo ho soprattutto conservato l’importanza di fare ancora volontariato e, nonostante le critiche mediatiche, non mi sono sentita “sfruttata”, avendo al contrario ricevuto molto da questa esperienza. Il volontariato è una scelta libera, pensata per chi ama mettersi in gioco e contribuire con spirito di squadra a un obiettivo che si ritiene di valore.
Maria Elena Sandalli
con amicizia letto da Arnaldo Mitola