Quattro giorni tra Urbino e San Marino – Consigli per una piccola gita (parte II)

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Giorno III e IV: da San Marino a Montefiore e San Leo

Come è noto, San Marino è una repubblica indipendente, formata da nove circoscrizioni, dette “Castelli”, perché un tempo erano sedi di fortezze, poi distrutte per evitare che fossero occupate da nemici e poi usate come basi contro il centro dello stato, la città di San Marino, unica a mantenere gli edifici medievali. Le origini della città sono avvolte nella leggenda: si dice sia stato il santo Marino che nel 301 formò sul Monte Titano una piccola comunità di cristiani, perseguitati dall’imperatore Diocleziano. Alla sua morte, secondo la tradizione, il santo pronunciò queste parole: Relinquo vos liberos ab utroque homine (“Liberi vi lascio dagli uomini”): la libertas è proprio alla base della comunità. In effetti, nei secoli, la Repubblica, che nominò per la prima volta i due Consoli e si diede il primo corpo di leggi nel XIII secolo, riuscì a rimanere libera e indipendente, tranne in due soli casi, in cui fu occupata per pochi mesi: nel ‘500 da Cesare Borgia e nel ‘700 dal Cardinale Giulio Alberoni. San Marino fu al centro di importanti episodi della storia italiana: diede ospitalità a Garibaldi, molti volontari aiutarono nelle Guerre di Indipendenza, fu rifugio per 100.000 uomini nella Seconda Guerra Mondiale (da notare che la sua popolazione era di soli 15.000 abitanti).

Sono tre i luoghi che mi hanno più colpita, stretti all’interno delle tre cinte murarie: il Palazzo del Governo, le Torri e la Basilica del Santo con accanto la chiesetta di San Pietro, al cui interno, sulla parete dietro la statua del santo, si possono vedere due nicchie, dove, secondo la leggenda, dormivano proprio San Marino e San Leo. Nella chiesa maggiore, in stile neoclassico, edificata nell’800 sopra l’antica pieve del VI secolo, sono conservate le reliquie del santo. Sarebbe stata una delle più antiche basiliche, ma, purtroppo, fu distrutta e riedificata nel corso del XIX secolo.

Il Palazzo del Governo è un edificio slanciato, costruito a partire dal 1884 e inaugurato 10 anni più tardi da Giosuè Carducci, che, per l’occasione, pronunciò un’orazione sulla “libertà perpetua”. Domina la piazza e il panorama a lato, emergendo con il suo colore chiaro che svetta sull’azzurro del cielo e i diversi toni di verde delle colline. L’interno è una costruzione medievale severa e fastosa; adoro l’atrio, con la scala monumentale, le colonne e le immense vetrate: è un luogo luminoso e solenne.

Le tre torri (Guaita, Cesta e Montale), costruite a partire dal X secolo, sono stupende per la loro posizione, inerpicate sulla roccia, sfidando la natura e, al tempo stesso, incastonandosi perfettamente tra gli alberi e le pietre, dondolando sul vuoto della vallata sottostante. Merita visitare l’interno di queste rocche per poter salire sulle torri e godere del vertiginoso panorama; anche la passeggiata che le collega, attraverso uno stretto corridoio costruito proprio sul crinale della montagna, è davvero piacevole.

Se devo essere sincera, per quanto ami l’arte e l’architettura, gli edifici medievali e rinascimentali, niente in San Marino mi ha colpito più del paesaggio che offre da ogni suo lato. Arroccato su uno sperone di roccia Titano, questo paese domina l’abisso da tre lati su quattro: da una parte l’entroterra, le colline che si stendono placide e morbide, con gli altri castelli che emergono in lontananza, e infine le montagne. Dall’altra parte e davanti, c’è la costa: tutto il litorale con il numero degli edifici e dei grattacieli che aumentano in corrispondenza della pianura e si diradano quando volgiamo lo sguardo verso le Marche. Respirando nel vento, osservando un simile spettacolo, davvero ci si sente padroni del mondo o, forse, più semplicemente, parte di esso, un granello nel tutto, un tassello di quella bellezza.

Uscendo un poco da San Marino, si può visitare il piccolo paese di Verucchio, luogo d’origine della famiglia dei Malatesta e dove è presente una rocca (Rocca Malatestiana o Rocca del Sasso) risalente al XII secolo. A parte lo splendido paesaggio, di cui è impossibile stancarsi, la cosa che più mi ha colpita è stata l’ospitalità degli abitanti, la loro passione e volontà di promuovere la città. Da non farsi sfuggire l’occasione di assaggiare il bustrengo, dolce tipico e povero, a base di latte, mele e uva passa.

Gli ultimi due paesi sono un po’ distanti tra loro, ma meritano certamente attenzione. Il primo è Montefiore Conca, il cui nome deriva da Castrum Montis Floris, citato per la prima volta nel 1170, e dalla valle su cui sorge, quella del fiume Conca. E’ interessante come questo luogo sia nominato da Ariosto nell’Orlando furioso. Il castello è malatestiano: le mura vennero innalzate nel XII-XIII secolo e il primo intervento documentato è quello del 1347 per ospitare l’angioino re d’Ungheria. E’ una costruzione imponente, ed è uno dei pochi casi in cui, alla visione del castello dall’esterno, preferisco quella di quando sono accolta all’interno delle sue diverse cinte murarie. Certamente domina la vallata ed è ben visibile, con la sua forma tozza e squadrata, massiccia e, a mio parere, quasi sgraziata. Tuttavia, avvicinandosi, l’impressione cambia: si vedono le mura, le diverse facce di quella che pareva un’unica superficie unitaria; rimane la sensazione di forza e possenza che emana da questo luogo. All’interno sono presenti alcuni affreschi trecenteschi e una recente campagna di scavi ha portato alla luce alcuni “pozzi da butto” per lo scarico dei rifiuti, dello stesso periodo.

Dato che durante il viaggio era giunta l’ora di pranzo è stata obbligatoria una tappa intermedia: un’osteria a Monte Cerignone, minuscola cittadina con la sua notevole rocca fatta costruire dalla famiglia dei Montefeltro.

San Leo è un famoso paese, arroccato sulla cima di un monte, dominato dal forte rinascimentale, fondato da Federico da Montefeltro nel 1441, conquistato da Cesare Borgia e passato poi in mano ai Della Rovere. Dal 1631 divenne un carcere, che detenne personaggi famosi come Felice Orsini, attivista e scrittore italiano, noto per aver causato una strage nel tentativo di assassinare l’imperatore francese Napoleone III, e il conte di Cagliostro. Quest’ultimo fu un avventuriero, esoterista e alchimista e massone. Dopo una vita errabonda nelle varie corti europee (tra le altre cose partecipò ad una congiura volta a screditare Maria Antonietta), fu condannato dalla Chiesa cattolica al carcere a vita per eresia e rinchiuso nella fortezza di San Leo. Fu un genio o un ciarlatano? La domanda resta aperta, ma molti visitano il luogo della sua prigionia con un sentimento di curiosità e divertimento.

Suggerisco, infine, la visita alla Cattedrale del XII secolo e alla Pieve dell’XI. Ciò che maggiormente mi ha impressionato di tali strutture è l’interno: colonne composite, con materiali di recupero (anche romani), tre navate, una cripta, un’atmosfera suggestiva, quasi come se il tempo si fosse fermato, immobile a secoli prima, in un’aura di sacralità e misticismo.

In conclusione, nella mia smania di vedere tutto e sapere tutto, mi pare ben poco quello che ho potuto fare in quattro giorni scarsi e mi chiedo, adesso che rileggo queste righe, se non avrei potuto ottimizzare i tempi. Quindi, darò il mio ultimo (non richiesto) consiglio: godetevi il viaggio. Ovunque andremo, vedremo sempre milioni di indicazioni di luoghi di interesse, di musei e monumenti, vorremo seguire migliaia di strade, correre lungo infiniti sentieri e ci sarà sempre altro da vedere, da inseguire. Forse, allora, dobbiamo cambiare prospettiva: non la quantità, ma la qualità; il modo in cui ciò che osserviamo si fissa nel nostro ricordo o s’imprime nell’inconscio e lo portiamo in noi anche quando la memoria diventa oblio. Godere nel pianificare un viaggio, assaporarne i momenti, essere aperti a nuove possibilità. Quando mi troverò di fronte a mille indicazioni e l’ansia di afferrare tutto mi stringerà la gola, spero di fare ciò che sto cercando di imparare: sentire piuttosto che accumulare emozioni, conoscere piuttosto che sapere.

Federica Avagnano

Con amicizia letto da Arnaldo Mitola,
con cui ho condiviso questo viaggio.

Bibliografia

Guida turistica: San Marino, antica terra della libertà, Edizioni International souvenirs, San Marino

Guida turistica: Montefiore Conca nella storia e nell’arte, Comune di Monferiore Conca

Per ulteriori informazioni, ecco i siti ufficiali dei comuni dei luoghi nominati:
www.sanmarinosite.com
www.comune.verucchio.rn.it
www.comune.montefioreconca.rn.it
www.comune.montecerignone.pu.it
www.sanleo.it

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