Il progetto “Razvitie” – una grande opportunità per costruire ponti (e ferrovie) tra Est e Ovest

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Il 25 giugno, nella sala conferenze del Tempio di Adriano, è stato esposto anche in Italia un programma che sta ormai viaggiando per molti Paesi europei, sull’onda della presentazione ufficiale tenuta da Putin qualche giorno prima a Vienna. Si tratta del cosiddetto progetto integrato di sviluppo solidale “Razvitie”,  termine russo che traduce proprio la parola “sviluppo”.

Il fatto che il nome del progetto sia russo non è un caso, anzi, riflette bene la volontà del governo, delle società private e anche della popolazione di investire i propri risparmi in qualche cosa di diverso da armi, sistemi difensivi, o costose cattedrali nel deserto.

L’idea nasce alcuni anni fa dall’iniziativa di un uomo straordinario, Vladimir Yakunin, attuale presidente della società delle Ferrovie Russe “JSC”, ingegnere e dottore in Scienze Politiche, “Visiting Professor” alla “Stockholm School of Economics” e anche Chairman dell’Unione internazionale delle Ferrovie.

Già dalle innumerevoli e variegate qualifiche emerge il profilo di una persona fortemente impegnata al servizio del suo Paese ma anche dello sviluppo internazionale, che è al centro dell’idea di “Razvitie”, che prevede la costruzione di un’arteria ferroviaria che congiunga Vladivostok a Lisbona, accompagnata da autostrade e da città e poli industriali che possano ergersi sul suo tracciato. Inutile dire che il progetto è ambizioso, rientra infatti nella categoria dei “mega progetti” il cui finanziamento di partenza è già nell’ordine di centinaia di miliardi di dollari.
Ciò non toglie che sia un progetto profondamente innovativo, nei contenuti e nella strutturazione. Ciò per due motivi: prima di tutto, si fonda sull’idea di un reciproco vantaggio per la Russia e i Paesi europei coinvolti. La Russia, infatti, per poter mantenere ai livelli odierni un’economia in forte crescita, con PIL di 2117 miliardi di dollari lo scorso anno e una crescita solo nel 2012 pari al +3,6 %, non può più basarsi solo sull’esportazione di materie prime, a cui va necessariamente affiancato un piano di forte sviluppo industriale che ancora è poco delineato. L’Europa, dal canto suo, ha molto da guadagnare con l’aumento di esportazioni che questo progetto consentirebbe, soprattutto in un momento in cui il Trattato di libero scambio nell’Atlantico sembra sempre più incerto. Come sottolineato da molti, però, come l’ex amministratore delegato di Ferrovie dello Stato (e ora ad di Finmeccanica) Mauro Moretti, il quale ha collaborato allo sviluppo di “Razvitie”, le due alternative non si possono intraprendere insieme, ed è ora che il Vecchio Continente cominci a scegliere autonomamente quale strada ritenga più adatta al proprio futuro.

È evidente che le recenti vicende ucraine rendono sempre più inverosimile per gli europei immaginare una collaborazione attiva con la Russia, ma, come sottolineato dal professor Folloni, direttore di ISIAMED (Istituto Italiano per l’Asia e il Mediterraneo), durante la conferenza, la stessa situazione europea attuale mostra un forte ritorno ai nazionalismi che ricorda quanto successo cento anni fa. Per evitare di cadere nuovamente nel vortice dell’incomprensione reciproca, serve una visione che possa andare oltre le difficoltà del tempo presente, investendo concretamente su nuovi territori, tecnologia e antropizzazione.

Allo stesso tempo, uno dei problemi che si pone in modo più impellente per un progetto di tale portata è quello dei finanziamenti, ma il professor Yakunin proprio di questo punto ha fatto uno dei suoi cavalli di battaglia per la promozione dell’iniziativa. Partendo dalla considerazione che in Europa e nei Paesi coinvolti in generale esistano circa tre trilioni di risparmi in assicurazioni e fondi pensionistici, il cui contenuto rimane per il novanta per cento nel circuito finanziario internazionale, senza rientrare nell’economia reale, Yakunin ha sostenuto che proprio un progetto di questa portata offrirebbe la possibilità di uscire da questo circolo vizioso, e ciò renderebbe superflui (o comunque minoritari) gli investimenti pubblici e governativi per la realizzazione del corridoio. In realtà, parlando di un cestino di “flat currencies”, il dirigente delle Ferrovie russe ha anche sottolineato la necessità di un finanziamento del progetto di tipo modulare, che preveda, tramite la costruzione delle infrastrutture, un rientro immediato per piccole e medie imprese che vi abbiano contribuito, favorendo anche lo sviluppo contemporaneo dei nuovi poli industriali lungo il percorso della ferrovia.

L’idea è nata a partire dalla riflessione di un economista russo dell’inizio del XX secolo, F. Sharapov, poco noto al grande pubblico, il quale sostenne che il valore della moneta dipendeva dal potere integrativo dello Stato rivolto all’implementazione di grandi progetti di sviluppo, dunque, anche se in modo minoritario, il coinvolgimento dei governi rafforzerebbe monete indebolite dall’inflazione (non solo il rublo) e l’intervento della leva finanziaria fornirebbe una valida alternativa ai circuiti speculativi dominanti nei Paesi dell’Ovest.

L’ultima sottolineatura, rispetto ad un progetto tanto innovativo e originale nella sua configurazione, va alle merci che ne sarebbero l’oggetto, quelle ad alto valore aggiunto (apparecchiature elettroniche, parti di autoveicoli, etc.) per le quali un’effettiva diminuzione del tempo di viaggio (si parla già di “Transiberiana in sette giorni”) garantirebbe un’efficacia decisamente maggiore sul mercato.

Nell’indifferenza generale delle istituzioni, soprattutto comunitarie, a questa iniziativa, sono perciò le piccole e medie imprese di vari Paesi europei che stanno cogliendo l’opportunità per entrare in un mercato così nuovo e così promettente, firmando accordi con le controparti russe e inserendosi nella progettazione di “Razvitie”.
Sarebbe forse il momento che anche i governi e l’opinione pubblica, invece di scagliarsi sugli invasori dell’Est, cominciassero a capire che, in un mondo multipolare come quello in cui ci troviamo oggi a vivere, il continente eurasiatico combatterà dalla stessa parte della barricata.

 

Roberto Zambiasi

 

 

Bibliografia

BAIDAKOV M. Y. et al., Trans-Eurasian Corridor Razvitie, ed. Praxis, Mosca, 2012

OSIPOV G. V.  et al., The Uniform Eurasian Infrastructure System, ed. ISPI, 2013

SHARAPOV S. F. , Selections, ed. Russian Political Encyclopedia, Mosca 2010

SULAKSHIN S. S. et al., Post industrialism. Experience of critical analysis, ed. Nauchny Expert, Mosca 2012

YAKUNIN V. I. , Integrated project of Solidary Development on the Eurasian Continent, Ed. Russian Academy of Sciences, Institute for Social and Political Studies, Mosca 2014

Immagine

http://renoiro.deviantart.com/art/Saratov-Bridge-Panorama-52961893/

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