Gent. Prof. Ceccanti, vorrei trattare con lei in questa agile intervista delle recenti proposte di riforma costituzionale per il Senato ed il Titolo V. A questo proposito, il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che esse sono strettamente collegate . In cosa consiste questo legame?
In ultima analisi la vera riforma del Titolo V è in realtà la riforma del Senato. Per quanto si possa riscrivere bene il Titolo V, se le Regioni non si sentono rappresentate, alla Corte Costituzionale i conflitti si perpetuerebbero bloccando larga parte del lavoro della Corte stessa come avviene da vari anni.
Per quanto concerne il Senato, dal mio modesto punto di vista, non sembrerebbe esserci parallelismo fra funzioni e composizione dell’organo. Ad esempio, è possibile notare come 21 senatori di nomina presidenziale poco abbiano a che fare con un Senato delle Autonomie locali. Quale dovrebbe essere secondo lei la funzione e la relativa composizione di questo organo?
La composizione deve avere al centro il ruolo delle Regioni, con una presenza solo minore dei Comuni, che tenga conto non tanto del loro ruolo funzionale, che di per se’ non ci sarebbe, trattandosi di dialogo tra legislatori, ma del peso politico assunto, specie dopo le riforme che dal 1993 sono partite proprio dai Comuni. Si possono rappresentare o le Giunte o Consigli regionali, l’importante è che il baricentro stia lì.
Per quanto riguarda il Titolo V, è possibile riscontrare molteplici cambiamenti, dalla soppressione delle Provincie all’abolizione delle competenze legislative concorrenti fra Stato e Regioni. Quali saranno gli effetti di queste riforme in ordine di semplificazione, di contrasto del contenzioso e di coordinamento fra Stato e Regioni?
Io starei attento a non enfatizzare gli altri cambiamenti del Titolo V, che sono meno importanti, per quanto significativi, rispetto alla composizione del Senato. Per quanto si semplifichino gli elenchi di materie alla fine una zona di sovrapposizione è ineliminabile e quella si risolve o col conflitto alla Corte Costituzionale o col dialogo in un Parlamento rinnovato. Questa è la scelta di gran lunga più importante. Poi ben venga il resto, compresa l’eliminazione della potestà legislativa concorrente.
Ringraziandola ancora per la sua cortesia, vorrei chiederle: in quale misura tutte queste riforme realizzano un assetto istituzionale adeguato ai tempi che stiamo affrontando? Stanno dando veramente un incipit decisivo al processo di ammodernamento e rilancio del nostro Paese? E infine: davvero possono far sì che le Istituzioni riconquistino la fiducia dei cittadini?
Dopo questa riforma costituzionale deve comunque venire quella elettorale per la Camera, che riavvicini eletti ed elettori e che determini un chiaro vincitore. Quindi occorre la modifica di alcune norme della forma di governo per disincentivare le crisi. Sono tutte condizioni necessarie per il rilancio di una politica decidente. Dentro quelle nuove regole spetta poi ai soggetti saper competere in modo adeguato.
Arnaldo Mitola
Un ringraziamento a Federico Castorina
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