La Serbia verso l’Unione Europea – Ostacoli e prospettive

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Dal 22 al 25 febbraio una delegazione di trenta studenti dell’Università LUISS “Guido Carli” ha visitato alcune organizzazioni internazionali presenti nella capitale serba, Belgrado, nell’ambito del progetto “Alla Scoperta delle Organizzazioni Internazionali”.

Nell’arco dei quattro giorni, gli studenti hanno avuto modo di entrare in contatto con alcune tra le più importanti istituzioni presenti sul territorio operanti nei settori di cooperazione allo sviluppo, emergenze umanitarie e risoluzione dei conflitti – la Delegazione dell’Unione Europea presso la Serbia, il Consiglio d’Europa, l’OSCE, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo, l’UNHCR e la NATO – e con alcuni uffici del “Sistema Italia” come l’Istituto Italiano di Cultura e l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE). A conclusione del viaggio, gli studenti sono stati ospiti dell’Ambasciatore Giuseppe Manzo presso l’Ambasciata d’Italia a Belgrado.

Il progetto “Alla Scoperta delle Organizzazioni Internazionali”, giunto quest’anno alla seconda edizione, intende avvicinare gli studenti dei tre dipartimenti dell’Università all’affascinante realtà delle organizzazioni internazionali attraverso conferenze, seminari e incontri con esponenti della diplomazia. Nel quadro del progetto, gli studenti hanno visitato il NATO Defense College, l’istituto di alta formazione dell’Organizzazione, dove hanno assistito ad una presentazione sul ruolo dell’Alleanza nelle più importanti aree di crisi attuali, la regione MENA e il fianco sudorientale europeo. Inoltre, pochi giorni prima della partenza per Belgrado, la LUISS ha ospitato l’Ambasciatore della Serbia in Italia, Ana Hrustanovic, la quale ha tracciato un quadro completo dei rapporti tra Serbia e Italia e del processo di adesione della Serbia all’Unione Europea. Si è trattato di un incontro particolarmente interessante poiché sono state affrontate le principali tematiche del viaggio d’istruzione.

Uno degli argomenti ricorrenti dei numerosi appuntamenti a Belgrado è stato infatti la possibile entrata della Serbia nell’Unione Europea. Ne hanno parlato soprattutto i rappresentanti delle missioni UE, OSCE e del Consiglio d’Europa, in termini più o meno ottimisti. Se da un lato questi hanno tenuto a sottolineare la volontà dei serbi di far parte dell’Unione Europea, rilevata anche dai risultati dei recenti sondaggi, dall’altro è emersa la consapevolezza che la Serbia dovrà superare alcune importanti sfide politiche prima di raggiungere tale traguardo. A seguito della firma dell’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’Unione Europea nel 2008 e la presentazione della domanda di adesione nel 2009, alla Serbia è stato accordato lo status ufficiale di Paese candidato nel marzo 2012. Nel corso del 2013 il Consiglio europeo ha istituito il quadro di negoziati con la Serbia da svolgersi nella fase preparatoria detta screening, e nel gennaio 2014 si è tenuta la prima conferenza ministeriale sull’adesione della Serbia all’UE, dando formalmente il via al processo di adesione.

Il percorso di ammissione della Serbia all’Unione Europea è dunque a buon punto, sebbene ulteriori sforzi siano necessari per raggiungere l’acquis comunitario. I negoziati con la Serbia sono perciò orientati al pieno rispetto dei parametri politici ed economici stabiliti dall’Unione Europea – tra gli altri lo stato di diritto, la presenza di istituzioni democratiche e l’esistenza di una economia di mercato – e all’accettazione degli obblighi giuridici derivanti dall’adesione. La Serbia dovrà implementare alcune importanti riforme legislative (sul piano dello stato di diritto e dei diritti umani) e strutturali (in relazione a trasporto, ambiente, energia e divario tra zone urbane e rurali). In quest’ottica, lo strumento di assistenza pre-adesione della Commissione europea per il periodo 2014-2020 sostiene i Paesi candidati all’ingresso nell’UE con un budget complessivo di 11 miliardi di euro, di cui un miliardo e mezzo destinato alla Serbia. Lo strumento ha il duplice obiettivo di garantire il benessere dei cittadini e di consentire ai governi dei Paesi interessati di avanzare nel percorso europeo.

Tra i temi più spinosi nel processo di ammissione della Serbia all’UE vi è la questione del Kosovo. Lo Stato, riconosciuto da 23 dei 28 Paesi membri dell’UE, è al centro di un contenzioso da quando si è proclamato indipendente nel febbraio 2008 ed è tuttora rivendicato caparbiamente dalla Serbia. Nel 2013 è stato firmato uno storico accordo per la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina, promosso dall’Unione Europea, che riconosce alle autorità kosovare maggiore autonomia territoriale anche sul Kosovo del Nord. Inoltre, nell’agosto 2015, sono stati firmati quattro accordi nell’ambito del dialogo facilitato dall’Alto Rappresentante Federica Mogherini, sulla costituzione dell’associazione dei comuni serbi, sulle forniture di energia elettrica, sulle telecomunicazioni e sull’uso del ponte di Mitrovica in maniera reciprocamente utile.

Tuttavia, l’apertura del capitolo 35 del quadro dei negoziati per l’adesione della Serbia all’UE, nel dicembre 2015, ha fatto affiorare contrasti e polemiche. Questo capitolo riguarda la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo ed è finalizzato a monitorare i progressi in tal senso. Benché le istituzioni europee non richiedano esplicitamente alla Serbia il riconoscimento del Kosovo quale Stato indipendente, la Commissione potrebbe ritardare l’apertura di nuovi capitoli qualora il processo di normalizzazione dei rapporti non venga gradualmente portato a termine. Il venire meno di uno spirito collaborativo tra i due Stati comprometterebbe quindi la strada della Serbia verso l’Unione Europea.

E’ giusto riconoscere che l’Italia è tra i primi fautori dell’ingresso della Serbia nell’Unione Europea. Lo ha evidenziato più volte l’Ambasciatore Ana Hrustanovic nel corso del suo intervento alla LUISS, ricordando come in più occasioni l’Italia abbia fornito il suo sostegno alla Serbia, sin dai primordi dei negoziati. Anche i rappresentanti italiani a Belgrado hanno tenuto a rimarcare gli eccellenti rapporti intrattenuti tra i due Paesi, specialmente sul piano economico e commerciale: l’Italia è il primo Paese investitore ed esportatore in Serbia. Quest’ultima è dunque una destinazione chiave per il business italiano e un partner insostituibile nella politica di internazionalizzazione delle imprese italiane. Infatti l’Italia è consapevole dell’importanza strategica che l’ingresso della Serbia nell’Unione Europea avrebbe per l’economia nazionale. Inoltre, l’adesione della Serbia porterebbe vantaggi ai “Ventotto” poiché gioverebbe all’equilibrio e alla sicurezza dell’area balcanica e avrebbe notevoli implicazioni per l’approvvigionamento energetico in quanto si tratta di uno Stato di transito tra Europa e Russia, con la quale intrattiene una storica amicizia che non vuole intaccare.

In quest’ottica, la Serbia dimostra il suo valore aggiunto di Paese prospero, determinato e fondamentale per la stabilità dell’area. Se da un lato la Serbia appare lanciata sulla strada dell’adesione all’Unione Europea, pur mantenendo un certo pragmatismo politico, dall’altro è da vedere se l’Unione manterrà la sua attrattiva e se saprà gestire i delicati negoziati con un Paese tanto rilevante quanto complesso.

Maria Elena Sandalli

Con amicizia letto da Sofia Viola

Per approfondire:

http://europa.rs/eng/serbia-and-the-european-union/

http://ec.europa.eu/enlargement/countries/detailed-country-information/serbia/index_en.htm

http://www.ansa.it/europa/notizie/rubriche/politica/2015/08/25/kosovo-mogherini-quattro-accordi-fra-pristina-belgrado_48eacfdf-9777-4d80-bddd-88bb58b695b9.html

http://www.fasi.biz/it/finanza/23-notizie/11559-ipa-ii-2014-2020-i-finanziamenti-ue-per-le-riforme-nei-paesi-dell-allargamento.html

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