Vorrei con questo agile ed immediato articolo condividere in maniera critica con voi il commento dell’Ambasciatore dell’Ucraina Yevhen Perelygin sull’anniversario dell’occupazione russa della Crimea. E’ proprio di un anno fa la nostra intervista all’Ambasciatore e vorremmo cogliere l’occasione per fare il punto della situazione.
Ormai è trascorso un anno dall’ occupazione della Crimea, conforme al diritto internazionale per la Russia, illegale per il resto della comunità internazionale. Non a caso i media liberali hanno chiamato “occupendum”, invece che referendum, la discussa libera consultazione popolare in Crimea.
Fra le varie irregolarità l’Ambasciatore si limita a sottolineare il fatto che fra le opzioni stesse del referendum non c’era possibilità per scegliere lo status quo, per rimanere con l’Ucraina. Ancora: con questo “strappo” all’Ucraina si è imposto a tutte le persone in Crimea la cittadinanza russa, grave violazione del diritto internazionale. Ventimila sono stati i rifugiati, che si sono sentiti minacciati, in Ucraina dalla penisola, soprattutto ucraini e tartari crimeani. Ma il numero potrebbe essere addirittura maggiore se si contano i profughi in altri paesi.
Numerose organizzazioni internazionali, come l’Human Rights Watch (HRW) hanno segnalato svariate violazioni dei diritti umani. L’Ambasciatore non si sorprende: “un’azione illegale nei confronti di un paese non poteva che portare alla violazione dei diritti dell’uomo sul territorio in questione”.
Fra i tanti, sono stati registrati casi di sequestro, uccisione, intimidazione nei confronti di chi non accetti l’annessione. Fra le minoranze più colpite, quella tartara autoctona per la Crimea. Mustafa Gemilev e Refat Chubarov, due fra i maggiori leader del popolo tartaro, non hanno potuto far ritorno in Crimea per volontà delle autorità russe. Molti i casi di persecuzione di attivisti tatari, di perquisizione delle loro case o dei loro centri culturali. Anche i media in lingua tartara hanno subìto restrizioni o sono stati addirittura proibiti.
La comunità ucraina non è esente da discriminazioni ed attentati alla propria identità culturale: sempre di meno sono le scuole in lingua ucraina, già piuttosto limitate, vietati i media pro-Ucraina.
Anche l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, sottolinea le violazioni dei diritti umani avvenute in Crimea. L’Ambasciatore porta un esempio: una giornalista ucraina, Hanna Andrievska, ha scritto un articolo dedicato ai volontari crimeani che combattono per l’Ucraina; la risposta della procura russa è stata quella di aprire un’indagine criminale nei confronti della giornalista.
Ecco l’incriminazione riportata da Sua Eccellenza: “istigazione alla violazione territoriale della Federazione Russa”. Da un punto di vista legale, Andrievska è una cittadina ucraina che vive e lavora a Kiev, ma ha la residenza in Crimea. Secondo l’Ambasciatore, applicare la giurisdizione russa sarebbe in chiaro conflitto con qualsivoglia norma giuridica.
La conclusione dell’Ambasciatore è molto forte: affiancandosi al difensore dei diritti dell’uomo presso il Parlamento Ucraino, Valeria Lutkovska, afferma: “Durante l’ultimo anno la Crimea è diventata la penisola della paura”.
Io non so di per certo e in prima persona cosa stia accadendo in questa, non troppo lontana, area del mondo, né posso averne un’idea che non accolga una posizione ideologica fra le due (leggendo o sentendo i media russi tutto quanto scritto, o non esiste, o non fuoriesce affatto dai binari della legalità). Da occidentale, non posso che prendere per buono quanto sostenuto dalla parte ucraina, che sembrerebbe voler davvero condividere con l’Europa uno stesso orizzonte di valori (al di là delle strumentalizzazioni economiche e dei giochi di potere inevitabili in qualsiasi situazione di cambiamento). Però non posso fare a meno di condividere e focalizzare l’attenzione su questo conflitto geopoliticohe potrebbe essere solo uno dei campanelli d’allarme sulle profonde incrinature del nostro sistema di equilibri dopo la caduta del Muro. Sono blandamente fiducioso.
Arnaldo Mitola
Un ringraziamento a S.E. Sig. Yevhen Perelygin
Con amicizia letto da Maria Elena Sandalli
Immagine